Ci sono momenti in cui, è inutile girarci intorno, c’è in ballo l’emozione umana e, per quanto ci provi, non te ne riesci a distaccare, ci sei caduta dentro e ne sei sommersa fino al collo.
Scrivo tutti i giorni su ‘sto sito e oggi, mi tocca parlare di una cosa profonda.
Perchè poi, parlando di SVEN, tirarsi indietro sarebbe quasi irrispettoso.

Ha perso la partita sulla panchina più importante, ha perso ai calci di rigore contro gli avversari più infami di tutti: malattia e morte.

Sapeva che la fine era vicina, l’ha guardata dritta in faccia con il solito sorriso gentile.

Sven Goran Eriksson ci ha lasciato a 76 anni dopo aver registrato un ultimo messaggio appena pochi giorni fa. Un messaggio che non risuona come un epitaffio, ma che è un inno alla vita :
«La vita riguarda anche la morte. Spero che mi ricordiate come un brav’uomo. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. Vivetela»

Comunque la si voglia leggere, Sven
ha sfatato il tabù, scavalcato i pregiudizi sulla malattia.
Col sorriso gentile solito di chi affronta una dura battaglia, è stato capace di lanciarsi dove altri non avevano nemmeno osato:
Annunciare la morte con coraggio.

A gennaio la sentenza medica col tumore che – aggredendo il pancreas – non lasciava scampo.
Tanto da fargli rivelare al mondo intero: «Ho un cancro, mi resta un anno da vivere».
Eppure, dopo un breve periodo di oblio e scelte anche un po’ discutibili come quella di fare il dirigente di un piccolo club svedese, Svennis, detto Sven, ha dato il meglio.

Ha chiesto al club che ha sempre amato, di poterlo allenare per un giorno. E a Liverpool c’è stata una meravigliosa standing ovation in suo onore in uno stadio che non era mai stato suo: Anfield Road.

Perchè mentre altri si chiudevano, lui non rimaneva fermo ai blocchi di partenza.
Credere è il più coraggioso atto di fede.

E poi arriva oggi; 26 agosto 2024.
E poi si spenge quel sorriso gentile.

La notizia l’ho sentita distrattamente da Rai2 mentre preparavo la macchinetta del caffè.
Perchè non ci sono balle che tengano, ti ricorderai sempre quello che stavi facendo in un determinato momento ed ecco, io stavo preparando la macchinetta del caffè.

Ho ascoltato, ho sussultato.
“Ma perchè la “bestia” non è stata ricacciata nel buco da dove se n’era uscita?”
Ho pensato ingenuamente. Quasi non sapessi. Quasi cadessi dalle nuvole.

Perché poi un senso di angoscia ti attanaglia, anche per una persona che non conoscevi personalmente ma che lo stesso è entrata nella tua casa, ti ricorda un determinato momento della vita e, in un certo senso, si era fatta voler bene senza mai aver scambiato ‘na parola.
E l’affetto è un sentimento buono, i sentimenti buoni non dovrebbero fare male.

Oltre i gusti personali, c’è stata sempre una forma di obiettività universale; SVEN ha scritto la storia laziale.

È stato bello.
Genuino.
Definitivo.

Mi resta lo sgomento, poi questo svanirà, la vita continuerà per tutti ed io penserò alla fortuna che ho avuto nel vederla allo stadio LA LAZIO DI SVEN, non solo nei documentari.

Chiedete della Lazio di Sven e tutti risponderanno: ERA LA PIÙ FORTE DEL MONDO.

E poi ho sorriso.

Ringrazio per aver intravisto il suo mondo.
un mondo bellissimo.

Condottiero, allenatore illuminato, “gentleman”, pagina indelebile della nostra storia, leggenda tra le leggende.

“Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete e vivete la vita”

Ci uniamo al cordoglio di familiari e amici.

NON VERRAI MAI DIMENTICATO.
LE LEGGENDE NON MUOIONO MAI.

…𝒎𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆 𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒇𝒊𝒏𝒊𝒔𝒄𝒆 𝒅𝒂𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐, 𝒃𝒊𝒂𝒏𝒄𝒐𝒂𝒛𝒛𝒖𝒓𝒐 𝒏𝒆𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒆 𝒏𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒍𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒊𝒆𝒍𝒐..

Hej Sven💔

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